Nei giorni scorsi ho partecipato, per ragioni professionali,
essendo interessato alle deleghe in materia di agricoltura, al seminario
organizzato da Anci a Firenze sul tema “I Comuni protagonisti dell’innovazione
del Paese”. Al centro della riflessione l’istituzione della Città Metropolitana
e la nascita delle nuove Province.
Il 1° Gennaio 2015 prenderanno il via questi nuovi enti che,
per legge, avranno lo stesso perimetro delle Provincie soppresse. Quindi dopo le interminabili discussioni su
chi stava fuori e chi stava dentro (dalla versione extra-large che metteva
insieme Firenze-Prato-Pistoia, alla versione extra-light che metteva insieme il
Comune di Firenze ed i Comuni confinanti) il decreto Del Rio ha messo un punto
fermo.
Questa coincidenza potrebbe ingannarci e far pensare ad un
semplice cambiamento di “vestito”, ma in realtà si tratta di una profonda
trasformazione istituzionale con un ridisegno delle Istituzioni e delle
Amministrazioni locali della Repubblica, che non potrà non prescindere anche da
quanto previsto dalla revisione del Titolo V della Costituzione, attualmente
all’esame del Senato.
Siamo davanti al più profondo ridisegno istituzionale del
dopo Costituzione.
La Città Metropolitana non è un ente locale, nel senso delle
vecchie provincie, ma un’area vasta, con una forte polarità urbana, chiamata a
definire in primis la pianificazione territoriale in termini di sviluppo e di
servizi di ambito.
Mi sembra di capire che la Città Metropolitana ha quindi la
funzione di ente di secondo livello chiamato a programmare sviluppo e servizi
per gli enti di primo livello, cioè i Comuni. Quindi una sorta di ente di servizio per gli
enti locali.
Da questo punto di vista si comprende anche la previsione
legislativa che non ha definito per questo ente una elezione diretta da parte
dei cittadini, ma una forma elettiva del Consiglio metropolitano con elezioni
di secondo grado fra Sindaci e Consiglieri comunali facenti parte dei
rispettivi territori.
Per gli altri due organi del neo ente: al vertice il Sindaco
della città Capoluogo e nell’Assemblea Metropolitana tutti i Sindaci dell’area.
La Città Metropolitana entro la fine dell’anno è chiamata a
definire Statuto e norme regolamentarie per le quali è prevista una notevole
autonomia. Cioè si potrà decidere chi e cosa si fa oltre alle funzioni
assegnate dalla legge.
Sono molte le cose ancora da chiarire ma è a tutti evidente
che siamo davanti ad un passaggio se non epocale sicuramente di grande rilievo.
Vorrei sottolineare questo perché il Partito Democratico si
è intestato questa profonda riforma istituzionale rispetto alla quale non
possiamo fallire e tutti siamo chiamati, per il livello di competenza, ha dare
il proprio “colpo di remo” nella direzione giusta.
Ci possono essere dubbi e perplessità su alcuni passaggi e
su una certa preoccupazione dei territori non urbani nel venire inglobati da
logiche centraliste ma, secondo me, questo è un rischio da correre.
Lo sviluppo dei territori locali non può non essere legato
all’idea di una città più grande che vede in Firenze, non la sede del Granduca,
ma una opportunità per valorizzare anche
il proprio territorio. Non credo che sia pensabile uno sviluppo del Mugello o
della Val di Sieve, come pure del Chianti o della Piana Fiorentina, che non sia
strettamente connesso con le scelte fatte per Firenze. Da questo punto di vista
possiamo dire che siamo tutti “fiorentini”!
Se poi affrontiamo il tema in termini di utility e di
servizi (acqua, rifiuti, viabilità, trasporto pubblico, etc.) è a tutti
evidente che i Comuni, ed in particolare quelli di piccole dimensioni, non sono
in grado di svolgere una minima programmazione che non prescinda da interventi
di area vasta.
Quindi liberiamo lo sguardo da miopi pregiudizi e guardiamo
alla Città Metropolitana non come un peso ma come una opportunità nella quale
collocarsi. Lo sviluppo non può che essere complessivo.
Non c’è più spazio per il Granduca, nè quello di Firenze, nè
quello di Vaglia, ma solo per logiche di sistema che vedono tutti collaborare.
Siamo tutti
“fiorentini” … oltre che per la Fiorentina!!!
Paolo Gini
In maniera abbastanza attendibile, qualcuno ha fatto il conto che dell'attuale spesa sostenuta per le province (2,5 miliardi di euro), dopo la riforma Del Rio che le trasforma in Città metropolitane, sarà realizzato un risparmio di 500 milioni. Questo non a regime, perché una tantum: dei 500 milioni di euro di risparmio infatti, 380 sono prodotti dal mancato costo sostenuto per le elezioni amministrative provinciali di quest'anno. Per cui, il taglio complessivo sulla spesa nei prossimi anni sarà appena del 5% (120 milioni su 2,5 miliardi di euro). Insistere sulla causa prima della riforma istituzionale che abolisce le province – il risparmio di denaro – non è inutile. Anche perché se essa si rivela inconsistente, scompare di fatto l'unica ragione che l'aveva determinata.
RispondiEliminaCiò detto senza trascurare la questione della “democraticità” della riforma. Democratica sicuramente lo è, benché si tratti di un'elezione di secondo livello in cui il corpo votante passa da qualche milione di elettori a qualche centinaio (688 per la precisione) di persone. Dubbi più seri invece sorgono sulla qualità dell'attività dei diversi organi istituzionali. Quanto tempo, concentrazione e forza potrà dedicare il sindaco di Firenze alla Città metropolitana? E quanto i sindaci riuniti nella rispettiva Conferenza dei Sindaci? Pochi mesi al governo di Vaglia hanno già dato la chiara consapevolezza di quante cure abbia bisogno un comune relativamente piccolo come il nostro e di quanto risorse possa assorbirne la gestione. Quindi non è oziosa la domanda che chiede quale potrebbe essere l'effettivo apporto del sindaco di Vaglia nei nuovi organi. Non si rischia infatti che vada “a mezzo servizio” e con tutta l'intenzione di fare bene le due cose (nel suo comune e tra la Conferenza dei sindaci) gli vengano invece male entrambe? E d'altra parte, il presidente della Città metropolitana (Dario Nardella) non rischia per caso di confondere i due ruoli favorendo più gli interessi del capoluogo e meno quelli dei tanti comuni della provincia? Perché è senz'altro vero che l'istituzione della Città metropolitana ha tra gli obiettivi il fatto di rendere Firenze un polo di attrazione per tutto il circondario. Tuttavia diventa facile pensare che la sfera di influenza si assottigli ai margini e che comuni come Marradi o Figline si sentano poco coinvolti dal centro. Di fatto, non sussiste il concreto pericolo che le aree periferiche della provincia rimangano sottorappresentate e sostanzialmente dimenticate?
Tutti questi discorsi si fanno poi al netto di una riforma “pesante” che non è purtroppo ancora chiara nei suoi effetti perché contemporanea alla più ampia riforma costituzionale che tocca i più delicati assetti istituzionali del nostro paese. Non era meglio prima condurre in porto la riforma del Titolo V della Costituzione e poi quella delle province? Se non è ancora chiaro quali saranno le competenze delle Regioni come possono essere chiare quelle delle Città metropolitane?
A mio avviso, forzando la mano Matteo Renzi mostra solo di avere fretta nel guadagnare un risultato per ora più apparente che altro. Personalmente non sono disposto a barattare belle promesse con il caos istituzionale.
Giuseppe Pasqualotto