“Io ho davanti a me un sogno”, diceva Martin Luther King nel lontano 1963, parlando di discriminazione, segregazione, emancipazione e libertà.
Nel
nostro territorio, non percepisco il
pericolo dell'odio razziale, ma sicuramente sento gravare da tanto tempo, su
molti dei miei concittadini, il peso della rassegnazione e della perdita della
speranza.
Dal
9 marzo, giorno in cui si sono tenute le primarie, a Vaglia si è cominciata a
respirare un'aria nuova, ed io ho assecondato il profondo bisogno di respirarla a pieni
polmoni.
In
queste ultime settimane ho percepito dentro di me un'energia che mi ha spinta
ad avere voglia di agire, di mettermi a disposizione della comunità ancor più
di quanto potessi fare in qualità di rappresentante di classe, membro della
commissione mensa o del consiglio del circolo Arci di Pratolino.
Ho
deciso quindi di iscrivermi al PD di Vaglia, e di candidarmi come consigliera
comunale alle prossime elezioni amministrative.
Qualcuno
mi ha chiesto perchè, dopo aver scelto di licenziarmi per svolgere il lavoro
più bello e difficile al mondo, essere mamma di Francesco, io continui ad
accettare incarichi che richiedono tanto tempo senza alcun riconoscimento
economico.
Ed
ecco che, al di là dell'umanissimo desiderio di sentirmi apprezzata anche al di
fuori della mia famiglia, ho sentito di dovermi lasciare trasportare da una
corrente fortissima, che mi ha quasi stordita, nonostante abbia doppiato
ampiamente il giro di boa dei venti anni e superato quindi la fase più
“idealista” della mia vita!
Quasi
geneticamente mi ritengo una persona di sinistra, ma da troppo tempo ho enormi
difficoltà a sentirmi pienamente rappresentata.
In
una realtà piccola come la nostra, ho creduto però in una concreta possibilità
di cambiamento del partito dall'interno, concretizzatasi con la vittoria di
Leonardo Borchi, ed ho deciso di unirmi al suo progetto o forse dovrei dire
alla possibilità di contribuire a realizzare un sogno che è suo quanto mio.
Qualcuno
obietterà che bisogna essere concreti in questo mondo, ma, continuando ad
ispirarmi al discorso di M.L. King, ritengo che si debba affrancarsi tanto
dalla povertà materiale, quanto da quella intellettuale e spirituale, nel senso
più laico possibile del termine.
E
proprio per questo non voglio dilungarmi troppo su quanto è successo martedì 22
aprile durante la prima assemblea del partito alla quale ho partecipato, carica
di emozione.
Sono
rimasta attonita e profondamente delusa di fronte al clima ostile con il quale
io, ed i miei colleghi candidati, siamo stati accolti.
Dopo
più di due ore di rispettoso ed attento ascolto di interventi fondati
sull'ostinazione di continuare a volgere lo sguardo alle proprie spalle, ho resistito con difficoltà all'impulso di
rinunciare alla candidatura ed andarmene, ma il mio profondo senso del diritto
e della giustizia mi ha dato il coraggio di rimanere ed esprimere le mie
opinioni, considerando questa serata semplicemente un momento di catarsi
collettiva rispetto ad un passato, prossimo e remoto, forse scomodo per tutti
anche se su piani estremamente diversi.
Credo
sia doveroso dare voce a chi la pensa diversamente, anche se si tratta di una
minoranza, purchè non si ponga con atteggiamento prevaricatorio; credo sia
necessario riformare la struttura del partito e dei suoi organi di
rappresentanza, se questi non sono sufficientemente funzionali e
rappresentativi.
Ma
ritengo altrettanto doveroso che, attraverso noi neo iscritti e neo candidati,
sia data la possibilità a quelle 782 persone che alle primarie hanno chiesto a
gran voce un segnale di discontinuità e cambiamento, di essere rappresentate ed
ascoltate.
Continuando
a citare M. L. King, proprio coloro che hanno così duramente criticato
l'operato del segretario Andrea Frosini, non hanno compreso che la maggior
parte dei vagliesi sente che “mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare
sempre in avanti”.
Ho
trovato al limite dell'arroganza il convincimento che si debba continuare a
sovrapporre promiscuamente la linea del partito, o ancor peggio di una minima
parte di esso, alla gestione dell'amministrazione comunale, come se
quest'ultima non avesse il dovere di rappresentare tutti i cittadini, anche
coloro che politicamente si riconoscono in altri schieramenti; mi è sembrato
veramente il retaggio di un modo obsoleto e poco limpido di fare politica.
A
livello nazionale ed ancor più nelle realtà piccole come la nostra, si
percepisce un profondo desiderio di tornare ad investire prima di tutto nelle
idee e, se possibile nelle ideologie (che purtroppo spesso siamo portati a considerare utopie), e solo in modo
strumentale, come mezzo per raggiungere un fine, sulle persone che le sanno
incarnare.
A
prescindere da ogni altra valutazione possibile, si deve riconoscere a Leonardo
la capacità di aver dato la forza propulsiva necessaria per unire attorno a sé
un gruppo di persone eterogenee da tutti i punti di vista, ma accomunate da un
grande senso civico e dal piacere quasi fisico di sentirsi artefici e non
spettatori del proprio futuro.
Non
percepisco in nessuno dei miei compagni di viaggio brame di potere, ma solo un
grande desiderio di dare un umile contributo alla realizzazione di un bene
comune, dentro o fuori dal “palazzo” con lo
stesso entusiasmo e profondo senso di responsabilità ed appartenenza.
Concedetemi
infine una citazione dal grande Giorgio Gaber, nella quale mi riconosco
pienamente e che riassume il motivo per cui mi sono messa in gioco:
“la
libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la
libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.
Buon
futuro a tutti
Sabrina
Curradi